giovedì 30 aprile 2009

La pagina bianca


L'opportunita' piu' grossa che mi ha regalato questo viaggio non riguarda il lavoro: io ho avuto la possibilita' di provare cosa vuol dire ricominciare una vita da capo.
Arrivare qui senza conoscere nessuno (e senza che nessuno conosca te, soprattutto), camminare su strade che non hai mai nemmeno immaginato, parlare con qualcuno per la prima volta.
Inventarti ogni giorno in un modo nuovo e inventarti tu ogni giorno.
Pagina bianca insomma.
Si fa pace con se stessi perche' qui gli errori commessi in passato non esistono, semplicemente perche' il passato qui va ancora creato; ogni giorno si vive con leggerezza forse proprio per questo.

E cosi' ho scoperto quanto sia facile fare nuove amicizie in questo mondo... forse un po' complice questa leggerezza o la mia "diversita'", credevo che all'inizio le persone si avvicinassero a me per curiosita' o per una qualche sorta di forma di cortesia.
Eppure mi cercano, mi telefonano, mi chiedono se per me non sia un problema uscire a mangiare qualcosa... ogni giorno.
Stasera Kimie si e' presentata qui a casa mostrandomi un libro nuovo nuovo appena comprato per imparare l'italiano: "Voglio studiare, cosi' quando torni a luglio possiamo parlare di piu'...".
E poi mi ha portato nel locale reggae dei suoi amici.
 

domenica 26 aprile 2009

Della bellezza e dell'amore


Ci voleva una danzatrice giapponese di 76 anni per farmi capire bene cos'e' il senso di bellezza in questo paese. 
Ho visto lei, che durante la seconda guerra mondiale si e' fratturata ginocchia e collo, insegnare a Chiyoko con una grazia che all'allieva, dopo vent'anni, ancora non e' concessa; 
severa nell'insegnamento e leggera nei movimenti.

Dopo la lezione ci siamo sedute a prendere il the' e a parlare. 
"Chissa' quando ti sposerai Chicyan, sei sempre cosi' impegnata... L'amore e' importante, anche nella danza, perche' rende le persone belle.
Ma niente le rende belle piu' dell'amore distrutto."

L'amore impossibile, l'amore lontano, l'amore sofferto: eccola qui la bellezza per i giapponesi.
E' l'amore di cui parlano le canzoni tradizionali, e' l'amore per i fiori di ciliegio tanto belli ma destinati a volare via presto.
Quell'emozione che divora lo stomaco ma che sul loro viso non traspare.

Poi ha aggiunto: "C'e' un destino che ci fa incontrare e che oggi ci fa sedere qui. 
Non importa la nostra lingua diversa, noi ci capiamo ugualmente."

mercoledì 22 aprile 2009

Il fax


Ore 21.30: esco per andare al 7Eleven che, nonostante il nome, e' aperto 24 ore su 24.
A volte stabilire le priorita' e' faticoso, ma questa volta ho dovuto scegliere: per poter tornare qui a luglio e vedere il risultato del lavoro che e' appena cominciato, devo rinunciare a qualcosa.
Lascio l'universita', dato che non sto rendendo granche'.
Quindi mi vesto ed esco per andare ad inviare le cinque pagine di documenti via fax, cosa che qui si fa dal supermercato... e' sera, c'e' in giro poca gente e anche i furgoncini delle elezioni con i loro altoparlanti hanno smesso di girare.
Attraverso la ferrovia e me la godo pensando che in Italia si camminerebbe veloci, facendo piu' in fretta possibile: qui mi fermo a guardare gli alberi ancora fioriti, a cercare di avvicinare un gatto bianco e nero.
Al 7Eleven il commesso mi riconosce, mi saluta e quando scopre che il fax e' per l'Italia non sa come scusarsi... con i 50円 a pagina si puo' spedire solo in Giappone ma non in altri paesi.
L'unica e' trovare qualcuno dotato di fax casalingo.
Faccio per andarmene e salutare quando il cassiere mi ferma e mi indica di seguire la cliente in divisa che stava pagando in quel momento.
Un po' imbarazzata le vado dietro, cercando di immaginare se mi stia portando a casa sua: entriamo in un vicolo buio e penso che se fossimo in Italia mi sarebbero passati davanti tutti i possibili titoli di quotidiani riguardo al mio ritrovamento.
Qui invece l'unico pericolo sono i canali di scolo dell'acqua, che al buio non si vedono.
Apre la porta sul retro: da' in un ufficio che, nonostante l'ora, non sembra avvicinarsi alla chiusura.
Mi accolgono incuriositi, mi chiedono di leggere il numero in italiano giusto per sentire come suona e il piu' simpatico di tutti inizia ad armeggiare col fax.
Lo invia ed ovviamente non vuole essere pagato, anzi... mi chiede se sono qui per lavoro e quando gli nomino il film subito mi dice che andra' a vederlo sicuramente insieme a tutto il suo staff.
Ma non e' finita: omiyage. Chiede alla sua collega che mi ha accompagnato di darmi come regalo un libriccino di foto, mentre mette i miei documenti in una cartellina trasparente.
Sono uscita dopo mille inchini, mi hanno salutato fino in strada e sono tornata a casa ridendo da sola.
E' semplicemente incredibile.

domenica 19 aprile 2009

Hanami

Stamattina mi giravo e rigiravo nel letto, indecisa se alzarmi, svegliata dalle voci del comizio elettorale giu' in strada, quando e' suonato il telefono: numero sconosciuto.
Nel giro di venti minuti mi sono ritrovata su un furgone guidato dal giovane detto "la scimmia" (in borghese), affiancato dall"arabo" (in abiti tradizionali) e attorniata da cinque ragazze in kimono, che hanno iniziato a stappare Asahi alle 11 del mattino su un sottofondo di musica hip hop. Surreale.

Destinazione: il primo vero Hanami della mia vita.
I ciliegi stanno quasi sfiorendo ma sono ancora bellissimi, il clima e' caldo e i prati sono pieni di persone che mangiano sdraiate su stuoie di bambu' mentre i bambini giocano e i petali volano tutto intorno.
Le bancarelle vendono ogni genere di cibo: okonomiyaki, polpettine di polipo, gelati, zucchero filato e nell'aria c'e' profumo di carne alla piastra.
Queste ragazze, pur mangiando da quando sono partite, girano con i loro kimono con una leggerezza che non si puo' spiegare: a star vicine a loro si diventa piu' gentili.
Nell'acqua che circonda il castello, le coppie in barca ammirano i ciliegi.
In macchina mi hanno chiesto se potevano toccare i miei capelli, che a loro sembrano tanto diversi... piu' morbidi dicono. 
E' incredibile come tutti, in fondo, abbiamo le stesse curiosita'.

Sarebbe stato perfetto anche se la giornata si fosse conclusa cosi', nello stesso furgone che ritorna verso casa piu' silenzioso, con le ragazze in kimono addormentate, invece... siamo andati alle terme.
Immaginatevi immersi nell'acqua bollente che fuma, di fronte alla vallata di alberi scuri, la luce che cambia veloce e la sera che scende con le prime stelle.
Le rane che gracidano forte nell'acqua delle risaie.
Qualche lacrima come al solito, ma stavolta non si e' notata.

giovedì 16 aprile 2009

The best place to cry



Due giorni fa abbiamo finito di girare il film.
Dico "abbiamo" perche' tutti abbiamo fatto una fatica estrema, tutti abbiamo fatto tutto: la sera, soprattutto negli ultimi tre giorni, eravamo talmente stanchi che non si riusciva a dormire.
Ma la penultima sera e' stata memorabile.
Avevo appena finito lo scatti per il poster del film, ovvero una foto notturna dei quattro attori principali in strada (trafficata e buia) e se non ci fossero stati i tecnici delle luci che si sono fatti in quattro per aiutarmi e gli altri che fermavano le macchine, non so come sarebbe andata.
Fatto sta che a mezzanotte, smontato tutto, io e Kris ci siamo guardate in faccia e non sapevamo se ridere o se piangere.
Era andato tutto bene e io avevo un nodo in gola che voleva proprio venire fuori: sopravvissuta alla lingua, alla situazione estrema e agli attori stanchi dopo una giornata massacrante.

"Ok, trust me: I'll bring you to the best place to cry. 
Just, I want you to be prepared."

Ristorante di ramen, o meglio un locale minuscolo e tristemente illuminato, piuttosto malandato e disseminato di gente mezza addormentata per terra. 
Aveva ragione, era davvero il posto migliore.
E ci siamo divertite un casino.

venerdì 10 aprile 2009

Grigio


Estratto di una conversazione di stanotte:

"Nessuno scrivera' il suo pensiero anche se glie lo chiediamo, per paura di dire qualcosa di diverso dagli altri: noi (giapponesi) non amiamo dire di si o di no, e non solo per paura di ferire l'altro. 
Noi non vogliamo scegliere.
Noi non vogliamo il bianco o il nero, noi vogliamo essere grigi.
Come a scuola, vogliamo essere tutti uguali e non vogliamo risaltare piu' degli altri: per questo il nostro pensiero e le nostre parole non sono mai chiare."
- ... ma cosa succede quando qualcuno esprime qualcosa di diverso? -
"Perde la sua posizione".

Allora.
Voi che mi incontrate di frequente e che mi conoscete da tempo sapete che io sono una che il grigio proprio non lo concepisce e ora non mi spiego se sono io che non ho capito niente, oppure se sono loro che si vedono diversamente da come poi appaiono.
O se e' un misto di tutte e due le cose... perche' una spiegazione ci deve pur essere se in questo posto io sto cosi' infinitamente bene.
I giapponesi non mi sembrano ne' privi di creativita', ne' di colore.
Qui c'e' la casa degli specchi che spunta in una vallata qualunque, qui c'e' l'ikebana.
Forse la creativita' e' talmente tanta che non se ne accorgono piu'.

Peraltro, scrivo dopo che in 13 abbiamo dipinto in corridoio uno striscione che servira' domani per il film. Sono le 0:48.

lunedì 6 aprile 2009

Una splendida giornata...

... come dice Vasco.
Ho lavorato stamattina alle foto delle scene del film che verranno usate nel catalogo: accettata di buon grado nel gruppo, ormai non hanno paura di dirmi cosa fare e io ho iniziato a capire come muovermi sul set.
Comincio a capire quando ci si deve inchinare, quando dirsi che si sta facendo un buon lavoro... e tutto il resto. 

Da quando e' partita Kris poi, mi sembra che le persone mi si avvicinino di piu': mi parlano, mi chiedono dell'Italia.
Sembra che tutti ci siano stati almeno una volta.
Parliamo di musica, di cucina italiana e di film (e tutti conoscono Fellini -che qui diventa Ferrini-, oppure Nuovo cinema Paradiso), ma purtroppo in giapponese non posso fare grandi discorsi... per ora va bene cosi'.

Pomeriggio di riposo, per girare un po' la citta': finalmente ho avuto il tempo di andare a vedere il retro della nostra casetta di legno!
E ho capito perche' qui dentro ogni tanto faccia cosi' freddo.
Tra l'altro oggi e' una bellissima giornata e la neve di qualche giorno fa non ce la ricordiamo nemmeno piu'.
Ho camminato nelle vie secondarie dove comincio ad orientarmi e sono entrata in alcuni negozi per comprare qualche regalo: cerco di fare i miei acquisti soprattutto nei negozi piccoli e non nelle catene, perche' e' proprio l'intento con cui siamo qui... evitare che scompaiano.

In entrambi i negozi in cui sono entrata mi hanno regalato qualcosa: nel primo una sciarpa, nel secondo un asciugamano.... ma il terzo e' stato impareggiabile.
Era un piccolo supermercato ed io ero entrata alla ricerca di un po' di verdura: faccio per uscire quando la cassiera mi invita a bere un caffe'. Mi fa sedere con due nonnine al tavolo, mi porta una tazza con caffe' giapponese (lunghissimo ma niente male), e una delle due mi offre del pollo fritto che tira fuori dalla borsa.
Parliamo per quel che posso del film, del festival della neve che si tiene qui ogni anno e infine facciamo una foto ricordo.
Eccola qui. 


venerdì 3 aprile 2009

Deserto


Stamattina sono iniziate le riprese e dopo un gran fermento la casa si e' svuotata in un attimo.
Silenziosa e' diversa.
Scricchiola solo il legno, filtra il sole e profuma di tatami.
Ho acceso il bollitore per il the' verde e ho lavorato con calma recuperando un po' di spazio su un tavolo sommerso di ritagli abbandonati: per il film hanno pensato proprio a tutto, abbiamo creato ogni cosa. Album di famiglia, copertine di riviste, opuscoli informativi delle scuole.
E' stato ricostruito nei dettagli un negozio di sake.
Nella prima scena del film girata stamattina io e Kris abbiamo fatto da comparse, sedute al tavolo di un caffe': non avrei mai immaginato che in un film giapponese un giorno sarebbe apparsa la mia faccia.
Con gli abitanti della casa piano piano sto prendendo confidenza: non possiamo parlare molto per ovvie questioni di lingua, ma non solo.
Sono proprio i modi ad essere differenti.
Per cui e' un susseguirsi di inchini, mezzi inchini, scuse e sorrisi; ci si incontra nelle stanze e nei corridoi e ci si ripete a vicenda a mezza voce "stiamo facendo un buon lavoro".
Cerco di occupare poco spazio, di essere silenziosa, di fare al meglio quello che mi chiedono con una timidezza ed uno sforzo infiniti: credo sia l'unico linguaggio universale con cui possiamo comunicare.


 

giovedì 2 aprile 2009

La certimonia



Questa e' una di quelle cose che se sei un turista non ti possono capitare.
Oggi, all'una, cerimonia propiziatoria al santuario shinto di Tokamachi aperta a tutta la troupe e agli attorti che da domani inizieranno a girare il film.
E' una cerimonia di "buon inizio" che si celebra tutte le vol
te che si inaugura qualcosa, per scacciare le energie negative: tamburi, battiti di mani, inchini, canti e sake finale.
Intanto fuori il sole scioglieva la neve della notte.
A pranzo un bento piuttosto sostanzioso davanti al computer a ritoccare delle foto fatte in mattinata e che serviranno in alcune scene del film.
Il pomeriggio ha subito una svolta dopo la conferenza stampa, con l'arrivo della vicina di casa: una donnina in grembiule giallo che ci ha portato in una galleria d'arte contemporanea e in giro per le montagne qui nei dintorni. E' incredibile come le persone di qui si dimostrino totalmente diverse da come appaiono.
Sempre lei sta organizzando per farmi partecipare anche alla piantagione del riso di maggio, ma forse non faro' in tempo.
Stasera invece si e' realizzato un sogno: dopo aver finito di montare il set delle riprese di domani, stanchi morti siamo saliti tutti sul retro del furgoncino e con un freddo che ci tagliava le orecchie siamo tornati a casa attraversando il paese.
Un po' come fare a Roma il giro in calesse.
O tornare dalla campagna nel retro dell'ape Piaggio.

Domani mattina si inizia, がんばります。

mercoledì 1 aprile 2009

しんじられない、incredibile.


Per due motivi, il primo: nevica.
Il secondo: sono quasi le tre del mattino e io non ho sonno.
Dopo un viaggio di tre ore in bus e una tra taxi e treno per le campagne sono arrivata a Tokamachi.


Il treno che abbiamo preso non era nulla di piu' di un treno locale, eppure era speciale: sul suo soffitto, quando passa nelle gallerie, viene proiettato un filmato... una specie di planetario in movimento.
Mi sono chiesta come mai qui.
Fosse stato a Tokyo non mi avrebbe stupito piu' di tanto, ma qui nelle risaie... 
Poi mi sono detta 'perche' no!?'
Le persone che  abitano qui hanno diritto quanto gli altri alle innovazioni divertenti che si inventano in questo paese... dopotutto, se non ci fossero loro, la grande Tokyo che non dorme mai sarebbe senza riso.
E senza sake.


Per cena ho cucinato carbonara e pollo arance e limone per nove persone che hanno mangiato le due cose contemporaneamente, ma che nonostante questo sembra abbiano gradito parecchio.
Il mio pranzo all'arrivo era stata una ciotola di ramen sui tatami della camera che ora divido con Kris.
Fa freddo in questa casetta di legno e quasi in ogni stanza c' e' almeno una stufa: a meno che non ci sia qualcosa sul fuoco, si sente odore di kerosene.
Il bagno e' gelido, ma appena si apre l'acqua bollente e' sempre la stessa meraviglia di vapore che lava via ogni stanchezza.
Anche perche' fuori e' tutto bianco.